"Guerin Sportivo" n. 44 del 03 – 08 novembre 1983

IN COPERTINA / VOLA IL VERONA CON IL SUO MINIBOMBER ANTI-ZICO

La squadra di Bagnoli, rinnovata ancora una volta, ripropone per il terzo anno consecutivo un campionato di testa, non rimpiange Penzo e Dirceu, si candida ad antagonista della Roma. I suoi gol hanno un colore particolare.

LA TINTURA DI IORIO

Di Mimmo Carratelli

IL VERONA è di nuovo lassù. Secondo, in solitudine. Ha dato una spennellata alla Fiorentina, tintura di lorio (il gialloblù è a un gol da Zico nella classitica cannonieri), e veste la camicia nera, nel senso che tiene il passo romano (a un punticino di distanza, che è il pedaggio neanche tanto alto pagato in casa di Zico). Un pareggio, una vittoria e una sconfitta per il Verona esterno; nessun pareggio, due vittorie e una sconfitta per la Roma fuori casa fanno la differenza. In casa, due rulli compressori. Dove vuole arrivare questo Verona? Ferdinando Chiampan, avvocato veronese e fabbricante di fucili per il tiro al piattello, ma soprattutto boss italiano della Canon e azionista di maggioranza del Verona, vuoI fame un Real Madrid italiano, lo stadio del duemila tra i progetti, diecimila posti in tribuna numerati venduti a vita per due milioni ciascuno, totale venti miliardi, l'asso straniero al momento giusto. Bagnoli, l'allenatore che non sorride, vuoI farne una squadra seria. Di Osvaldo Bagnoli, che si considera "molto Liedholm e poco Herrera", si racconta quest'ultimo ma forse unico aneddoto alla vigilia della partita di Coppa Uefa a Belgrado con la Stella Rossa. I cronisti italiani al seguito gli raccomandano di fare il furbo, di non dare la formazione esatta durante la conferenza stampa. In effetti, Bagnoli prepara un fogliettino con tanti nomi, parentesi e freccette. Si presenta alla conferenza, la sala è affollatissima. Mai visti tutti insieme tanti giornalisti interessati a una formazione di calcio. Bagnoli, quando viene il suo turno, cava di tasca il fogliettino e legge esattamente la formazione che giocherà il giorno dopo. I cronisti italiani, finita la conferenza, lo interrogano stupiti: "Ma, mister?". E Bagnoli, con candore: "Non potevo fare diversamente. C'era tanta gente così paziente, così in attesa. Non potevo assolutamente fargli lo sgarbo di una formazione col trucco".

ANTIMAGO. In tre anni al Verona, ha cambiato trentatrè giocatori: ha preso tredici nuovi giocatori il primo anno, undici il secondo, nove il terzo. Primo posto in serie B, quarto in serie A e, oggi, il ruolo di antagonista della Roma sono i risultati di tanto tourbillon. Mancato ceramista e mancato meccanico, Osvaldo Bagnoli è un assemblatore perfetto. La squadra dell'anno scorso dava spettacolo: perché cambiaria? Bagnoli ha confessato: "Avrei voluto confermarli tutti, ma non si potevano rifiutare le offerte più rilevanti per i nostri giocatori". Ma forse, col realismo di sempre, Bagnoli mirava a costruire questo Verona nuovo, una squadra che avesse ulteriori stimoli e non risultasse un Verona pericolosamente appagato dalla cavalcata della stagione precedente. Presentando la stagione, sottolineò: "È cambiata la squadra, non la mentalità vincente". Non riscosse molto credito nelle conversazioni di romitaggi. Ma il credito è di nuovo consolidato dopo sette giornate di campionato. Dice: "Il nuovo Verona sarà forse meno brillante del precedente, ma è più concreto, più omogeneo". Prima del bel pareggio di Udine disse: "Con questa squadra non ho paura nemmeno delI'Udinese e a Zico ci penserà il nuovo Ferroni". Non sbaglia un colpo,l'uomo della Bovisa. D'altra parte, è stato nel calcio per circa cinquecento partite, in ogni serie, giocando a Milano dietro Schiaffino e a fianco di Liedholm. Si ricorda in questo modo: "Ero un giocatore utile, non ero da buttar via". E nel Verona vuole giocatori così. Ha confidato un giorno: "Voglio giocatori che sanno fare bene una cosa, il terzino, il mediano, l'ala; ma se ne sanno far bene due, tanto meglio". Ed ha chiarito: "Voglio ragazzi disposti a mangiar l'erba, come si dice da noi". Raccoglie calciatori che non hanno mai vinto nulla o che cercano rivincite. Sono quelli disposti a mangiare l'erba.

UN ERRORE. Sulla squadra attuale, mentre tutti gli chiedevano se poteva ripetere il miracolo dell'anno prima, Bagnoli un giorno disse: "Non cambierei la rosa di quest'anno con quella della passata stagione. Mi consente una squadra tatticamente meno equivoca". Aveva quindi già, come sempre, le idee chiare. Difesa bloccata, centrocampo robusto, due punte. E con Jordan a dentiera frenata e Zmuda in tribuna anche un pizzico di tricolore: Verona tutto italiano, che fa il suo effetto. Se vogliamo, Bagnoli ha commesso finora un solo errore. Quando ha così dettato il suo pronostico-scudetto per l'83-84: prima Juventus, seconda Inter, terza Roma. E dalle prime sei squadre dell'anno ha escluso il Verona. Ha precisato perché non va al "Processo del lunedì". Ha detto: "Nel calcio non c'è più nulla da inventare, che cosa ci vado a fare? che cosa dico?". L'Osvaldo della Bovisa non ama il bla-bla. All'ottava giornata del suo terzo miracolo, il calendario propone a Bagnoli Juventus-Verona, con una Juve forse tentennante ma con una fiducia cieca almeno nella cabala: tre partite di seguito una Juve "non può perderle". La Juve con Penzo; il Verona con Galderisi, Fanna e Storgato. Non è solo il numero che rende più pericolosi gli "ex" in campo gialloblù. La finale di Coppa Italia è un ricordo ancora vivo. In più, Fanna ha il veleno dello slalom che uccide, Galderisi la botta crudele del rapinatore. Il programma di Bagnoli resta ufficialmente quello della salvezza da raggiungere al più presto. Dietro questo programma lievita un campionato di testa. E, domenica, Juve-Verona e Udinese-Roma: può cadere il mondo.

 

7° giornata: Verona-Fiorentina 3-1. Maurizio Iorio mette a segno una splendida doppietta. Sotto i suoi gol dell'1-0 e del 3-1, quest'ultimo su rigore.

 

 

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