Dal "Guerin Sportivo" n. 33 del 18-23 agosto 1983

 LA NUOVA SERIE A / VERONA

Messo da parte il miracolo irripetibile della scorsa stagione e con una squadra da reinventare, per Bagnoli si prospetta una stimolante avventura: trovare una nuova fisionomia vivendo il campionato giornata per giornata

VITA SPERICOLATA

Di Adalberto Scemma

VERONA. Il rischio, adesso, è tutto di Bagnoli: dovrà "reinventare" il Verona facendo tabula rasa del passato. L'impresa lo stimola e al tempo stesso lo diverte, per quella componente di fantasia che al di là delle apparenze (è uomo serio ma non serioso) ha sempre accompagnato la sua carriera di tecnico. A un passo da Falcao e dall'ipotesi di un duo-carioca da fantascienza (sarebbe rimasto anche Dirceu...), Bagnoli si è ritrovato a un certo punto a trarre grigi auspici da una campagna acquisti scandita dall'incertezza. Ha preso atto, si è rimboccato le maniche, e ha dato un taglio netto a "quel" Verona, un Verona forse irripetibile e come tale destinato all'archivio dei sogni. Spetterà a lui crearne uno tutto nuovo, capace magari ("La Stella Rossa - dice con convinzione - non ci ha sottovalutati...") di filare dritto verso il secondo turno della Coppa Uefa. Già nella prima fase della preparazione, Bagnoli ha dimostrato di avere le idee chiare: smantellata la difesa con la partenza di Oddi e Spinosi e la probabile defezione di Marangon, non a caso ha affidato subito in partenza il ruolo di stopper a un abile colpitore di testa come Fontolan retrocedendo Volpati sulla linea dei terzini e inserendo Zmuda a fare da "filtro". Recupero importante, quello del polacco: sia per la duttilità d'impiego che per la possibilità di legare convenientemente il gioco con il centrocampo. La bacchetta di Dirceu finirà dritta nelle mani di Di Gennaro, maturato alla grande nelle ultime stagioni e ormai in grado di fungere da punto di riferimento. Al suo fianco Sacchetti, gran macinatore di gioco, e il "pendolo" Fanna, sgravato dai problemi di tiro e in grado quindi di spaziare con la solita disinvoltura a tutto campo. E là davanti, a finalizzare la manovra, la coppia Jordan-Iorio, complementare sulla carta e assetata di rivincite. Un Verona apparentemente agile, dunque, e destinato a non deludere. Questa, perlomeno, è l'opinione di Bagnoli. "Cambiati gli attori - dice il trainer - cambierà ovviamente anche il gioco. La presenza di Penzo poteva consentirci di giostrare con una sola punta. Dovrò invece tornare all'antico, schierando due attaccanti secondo tradizione...".

L'ENIGMA, adesso, è Joe Jordan, "torre" statica per un Verona che sembra destinato invece a far leva su un gioco di movimento, con incroci continui e triangolazioni rasoterra. Ma nel Milan di Castagner, Jordan ha dimostrato a suo tempo di poter coesistere con compagni rapidi nel tocco: spetterà a Fanna, piuttosto, sincronizzare i suoi cross con la testa dello scozzese, che in elevazione non ha rivali. Questa, in sostanza, la formula del nuovo Verona. Bagnoli spera molto in Iorio e non trascura le chances di Galderisi, che ha specificato chiaro e tondo di "non gradire la panchina". Il "Nanu" è però soprattutto una spalla: può giostrare in coppia con Jordan, all'occorrenza, ma appare improponibile sulla carta un tandem con Iorio. Questione di statura: in due, sulle palle alte, rimedierebbero topiche clamorose. Dicevamo della campagna acquisti. Alla delusione iniziale (il nome di Falcao non è stato uno specchietto per le allodole: la trattativa, come assicura Mascetti, era concreta) ha fatto immediatamente riscontro un cauto ottimismo. La squadra appare in sostanza equilibrata e ispirata, in sostanza, ai criteri della logica.

SPERANZE. "Ritentare l'avventura con l'''undici" che ci ha garantito l'UEFA - sottolineano Di Lupo e Mascetti - sarebbe stato bello da un lato ma anche pericoloso. Abbiamo davanti l'esperienza del Vicenza e del Perugia, che dopo il campionato miracolo sono scese addirittura in Serie B. Per rimanere a galla le "provinciali" hanno bisogno di stimoli continui. Avremmo corso il rischio di trovarci uomini delusi e parzialmente demotivati. Ed era un rischio che non valeva la pena di correre". - Un Verona concreto, insomma, e con i piedi saldamente ancorati al terreno... "Da quando abbiamo preso in mano la società - incalza Di Lupo - tutti gli obiettivi possibili sono stati centrati, e nei tempi previsti. Si imponeva un salto di qualita? Alcuni lo sostengono. lo sono dell'avviso però che nel calcio non si improvvisa nulla. Il Verona potrà inserirsi in prospettiva tra le grandi ma dovrà percorrere il cammino per gradi, consolidare a poco a poco ciò che di buono ha sino ad ora ottenuto. Non possiamo permetterci di fare il passo più lungo della gamba".

- Però avete ceduto i pezzi da novanta, da Dirceu a Oddi, a Penzo...

"Ho parlato prima di "motivazione". Sacrificare Penzo e Oddi in un momento delicato per la loro carriera sarebbe stato negativo per loro: era giusto garantirgli la possibilità di tentare l'avventura a un livello più alto. Quanto a Dirceu, ciò che avevo da dire l'ho detto a suo tempo: si è comportato da mercenario e i tifosi, fortunatamente, hanno inquadrato l'episodio nella sua giusta luce. L'immagine della società è intatta".

- La vicenda del brasiliano, dunque è finita in archivio senza traumi. I tifosi hanno assorbito il colpo e l'ha assorbito (ma con un sorriso...) anche Osvaldo Bagnoli...

"Voglio uomini - sostiene il trainer - disposti ad indossare la maglia del Verona senza remore. Si lotta per un traguardo comune e alla lotta devono partecipare tutti in egual misura. Non a caso ho ottenuto giocatori con caratteristiche tecniche ma anche umane ben precise: basta un niente, nel calcio, per rovinare l'ambiente".

- E con Galderisi come la metterà? Ha già detto di non accettare la panchina...

"Nessuno ha detto che sia destinato ad ammuffire. Dipende da lui. Da un lato mi fa piacere la sua voglia di emergere: è segno che ha nerbo. Dall'altro dovrò fargli però un discorso ben preciso: o accetta le mie decisioni, e le accetta in toto, oppure cambia maglia. Non possiamo permetterci musi lunghi".

ZMUDA. Oltre a Jordan, che ha accolto coma la manna dal cielo il trasferimento a Verona ("In Italia sto benissimo...") c'è un altro atleta voglioso di riscatto: Wladislaw Zmuda. Il capitano della Nazionale polacca, tre campionati del mondo all'attivo, è stanco di fare il turista. L'infortunio al ginocchio lo ha tolto di mezzo per una stagione intera ma il recupero, grazie anche all'intervento del prof. Bousquet, perfettamente riuscito, sembra procedere a tempo di record. "Bagnoli - dice Zmuda - mi stima e me lo ha dimostrato chiedendo la mia riconferma. In squadra mi inserirà per gradi e non sarò certo io a sollecitare immediatamente un posto da titolare. Una volta rodato al punto giusto, però, avrò mille occasioni per prendermi la mia rivincita: sono in debito con la fortuna e prima o poi passerò all'incasso...". Molta attenzione anche per Iorio, reduce da un ottimo campionato nella Roma e ormai avviato alla piena maturità calcistica. "Sono stanco di peregrinare per mezza Italia - dice - voglio fermarmi a Verona e "crescere" con la squadra, che non ha ambizioni immediate ma che potrebbe anche rappresentare la sorpresa del campionato. I dirigenti hanno intenzioni precise per quanto riguarda il ruolo della società. Vedrete che tra qualche anno il Verona non sarà più una provinciale".

IN DEFINITIVA la favolosa stagione appena trascorsa, è stata vissuta dunque sia dai dirigenti che dai tifosi, in maniera decisamente equilibrata. I miracoli, nel calcio, non si ripetono ed è proprio questa certezza a fornire la garanzia più sicura di una raggiunta maturità. Ma i sogni, si sa, sono duri a morire. E il sogno di Bagnoli, al là di un campionato presumibilmente tranquillo, è quello di avanzare "giornata per giornata" sul cammino della Coppa Uefa: "Il Verona - ghigna - è nato sotto una buona Stella. E il fatto che sia Rossa non costituisce un problema".