Dal "Guerin Sportivo" n. 10 del 7 – 13 marzo 1984 VERONA / IL SI DI BAGNOLI Uno per uno i motivi per i quali "Zaso" resta sulla panchina gialloblu, nella provincia a misura d’uomo. Ma la tentazione dell’avventura nei grandi club metropolitani resta, il richiamo e la curiosità sono forti IL MIELE PUÒ ATTENDERE Di Gianfranco Civolani
VERONA. Era l’uomo-mercato, era. Osvaldo Bagnoli, detto "Zaso, il mago della Bovisa". E pazienza se lui Osvaldo detto Zaso (da zazzera, in meneghino) scaccia questa immagini come fossero zanzare moleste, ma insomma l’uomo-mercato era lui perché lo volevano L’Inter, il Milan, la Samp, forse anche la Roma e l’Udinese e almeno 10 società di B smaniose e speranzose, proprio così. Alleluja, dicono a Verona, alleluja perché Mago Bagnoli ha deciso di non muoversi. Ci ha pensato un bel po’ e poi ha realizzato che è sempre meglio l’uovo oggi, non si sa mai. Ma perché non si è voluto muovere e quali autentiche motivazioni lo hanno stimolato a propendere in un senso piuttosto che nell’altro? Vediamo insieme a lui, pagina per pagina.
GLI STIMOLI. "Ho quarantanove anni, dunque viaggio verso i cinquanta. Prima o poi vorrei e dovrei verificarmi a livelli di un grande club e di una grande città. Io ho i miei metodi e devo dire che questi miei metodi sono stati felicemente accettati a Fano, a Rimini, a Cesena e a Verona. Ma avrei la curiosità di sapere se i miei metodi, i miei silenzi e i miei atteggiamenti da antipersonaggio potrebbero anche andar bene, che so, a Milano oppure a Roma… A Verona, io ogni giorno parlo sommessamente con tre o quattro giornalisti, a Milano o a Roma dovrei reggere l’urto di dieci o quindici giornalisti tutti i giorni, a Milano o a Roma i tifosi magari ti prendono alla gola e io non so ancora se sono tagliato per questa città e queste piazze. E va bene che ho deciso di restare a Verona, ma un giorno o l’altro vorrei soddisfare tutte queste curiosità che si agitano dentro di me.
LA FAMIGLIA. "Mia moglie è di Verona, una delle mie figlie studia a Bologna, l’altra ha qualche problema che tutti sanno, ma posso dire che non sono stati i problemi di famiglia a farmi decidere. Certo mi facevano ridere le chiacchiere sul Bagnoli che poteva tornarsene a casa a Milano… Mi facevano ridere perché io la mia casa ce l'ho, ma ce l'ho a Verona".
L'UEFA. "Qui a Verona ho l’impressione che si stia perdendo il senso delle proporzioni, Socrates, Rummenigge, lo scudetto... lasciamo perdere e stiamo calmi... Abbiamo centrato l'Uefa l'anno scorso, io avrei firmato trenta punti tondi quest'anno e invece abbiamo notevoli probabilità di giocare l'Uefa un'altra volta... Sulla carta siamo però inferiori a Juve, Inter, Roma e fiorentina... Lo so cosa può succedere quando stai in provincia... Fai un graqde campionato, magari riesci pure a fare il bis, ma un bel giorno la squadra comincia a declinare, fai una fatica tremenda a salvarti e i tifosi ti si rivoltano contro...". CHIAMPAN. "Ma certo, ero molto curioso di approfondire la conoscenza del dottor Chiampan perché il dottor Chiampan è il vero proprietario della società e dunque dovrò pur trovare una certa sintonia con il mio datore di lavoro... Con Ciccio Mascetti ormai siamo un'anima sola, ma avevo bisogno di confrontarmi con il mio nuovo capo. L 'ho fatto e devo dire che sono rimasto molto soddisfatto di questo primo approccio". I SOLDI. "No, per favore non parliamo di soldi. Nella mia decisione hanno pesato meno di zero". LA SQUADRA. "La società è intenzionata ad assecondarmi, ma io obiettivamente vorrei confermare tutti quelli che ho già. Gli stranieri? Discorso difficilissimo. Socrates e Rummenigge noi non li prenderemo e allora un buono straniero, o anche due, dove li metto se ho i ruoli quasi tutti coperti?". L'AMBIENTE. "Non c'è dubbio che prima di lasciare un ambiente come quello di Verona bisogna pensarci dieci volte. lo mi sono messo a riflettere e credo proprio di aver preso la decisione che mi lascia più tranquillo". CERCHIAMO, di interpretare e di capire. Osvaldo Bagnoli era allettato da talune sirene (il fascino del grande club) e tormentato da alcuni rovelli (la paura di non riuscire a ripetersi), ma alla fine Bagnoli ha preso atto della totale disponibilità della società (Chiampan per mille motivi vorrà dimostrare a tutti di aver assecondato il tecnico al centouno per cento), ha soppesato le propensioni della famiglia (Madama Bagnoli è di Verona...) e i rapporti umani che a Verona si è costruito (particolarmente quello con Mascetti) ha fatto un'altra ovvia riflessione ("Ho quarantanove anni e nei grandi club puoi andarci anche a cinquanta") alla fine ha pensato che a Verona puoi anche intrattenerti con chiunque senza che ti sollevino in cielo per l’esultanza o che ti tirino una bastonata per la gran rabbia. E non c’è dubbio che il fattore economico non ha pesato per niente perché, oggi come oggi, Bagnoli è un allenatore che i suoi duecento milioni netti se li piglia dove e quando vuole. VERONA ’84 – ’85. In apparenza ci sono tantissimi problemi perché Garella e Ferroni sono in regime di svincolo e Volpati viaggia verso i 34 e Iorio e Galderisi sono in comproprietà (si, anche il nanù) e i due stranieri sono appena da formula tre. Ma veniamo con ordine. Tutto lascia credere che Garella, Ferroni, Marangon, Volpati, Fontolan, Tricella, Fanna, Sacchetti, Di Gennaro e uno a scelta tra Iorio e Galderisi (trattenerli tutti e due sarà veramente un’impresa) resteranno. E allora dov’è che il Verona deve buttarsi se non sul mercato straniero? E qui Bagnoli e Mascetti proseguono in sintonia e d’accordo che i nomi sul taccuino sono tanti (Voller, Giresse, Wark, Hoddle, Strachan e Boniek), ma intanto cominciamo a chiarire la storia dei ruoli. Si vuole una mezza punta e una punta, si insegue Boniek giusto per essere pronti in caso di manna dal cielo, ma i reali obiettivi oggi sono Giresse, Wark e Strachan. Giresse è formidabile in una certa zona del campo, ma ha qualche anno più del dovuto (ha passato i trenta) e allora restano Strachan e Wark, entrambi scozzesi, entrambi cursori capaci di mandare in gol gli altri e di fare centro pure loro. Jonh Wark, (27 anni, già Guerin d’Oro) per esempio ha il contratto che gli scade, non costa troppo, ha un temperamento latino e pur giocando sulla trequarti fa all’incirca venti gol all’anno nel campionato inglese. Basta così, il Verona ’84-’85 sarà per otto undicesimi quello di oggi, ma, se possibile, sarà un po’ più forte e competitivo. Nel frattempo Osvaldo Bagnoli detto Zaso vuol fare un’ultima verifica esistenziale. Vuol verificare se poi a cinquanta si possono avere ancora i pruriti che uno improvvisamente si scopre dentro, nella primavera dell’ottantaquattro. |