Dal "Guerin Sportivo" n. 50 del 15-21 dicembre 1982

IL PERSONAGGIO / WLADISLAW ZMUDA

Arrivato sotto l'Arena con la credenziale di un terzo posto al mundial spagnolo, finora era stato bloccato da un menisco. Adesso è finalmente tornato in campo vincendo la partita più bella: quella contro la sfortuna.

LA FORZA DEL DESTINO

 di Valeria Benatti

 VERONA. Il prologo era stato dei più promettenti: Wladislaw Zmuda, 28 anni e una laurea in educazione fisica che lo abilita anche all'allenamento, aveva lasciato le tetre ferriere di Lodz e i compagni del Widzew per la più allegra Italia sulla scia di Zbignew Boniek (l'uomo, cioè, che con l'interessata collaborazione della Juventus è stato la chiave capace di sbloccare un veto della federazione polacca che impediva i trasferimenti in squadre estere prima dei trent'anni) ed era arrivato nella romantica Verona pronto a far faville con Dirceu e con la lusinghiera credenziale di un terzo posto agli ultimi campionati del mondo. Certo, Zmuda si portava ancora dentro lunghi silenzi che sapevano di una Polonia impietosamente lacerata da una gravissima crisi sociale ed economica (tanto per chiarire, quella del generale Jaruzelski e del sindacalista Walesa) aggravati dalla tipica introversione dei calciatori dell'Est ma già dagli allenamenti di precampionato prendeva sostanza la sua metamorfosi e Osvaldo Bagnoli cominciava a dare fiducia a una squadra che acquistava una sua precisa fisionomia attorno a questo lussuoso stopper (intercambiabile disinvoltamente col ruolo di libero come in Argentina nel 1978 e in Spagna), forse troppo serioso ma di indubbio talento calcistico. Poi all' improvviso, quasi una beffarda rivalsa del destino verso un sogno troppo bello per chi ai sogni non ha ancora fatto l'abitudine, il dolore di un menisco che cede all'improvviso durante un allenamento, il calvario dell'operazione, la rassegnazione di una lunga rieducazione durante la convalescenza ma soprattutto la rabbia e la frustrazione per il rinvio fino ad oggi del suo debutto nel campionato italiano. Per Zmuda, quindi, questo incidente pareva la fine di tutte le speranze che lo avevano accompagnato in Italia - per di più, senza di lui, il Verona gira ugualmente a mille e si mantiene costantemente alle spalle della capolista Roma - ma ecco che proprio in questa occasione, lui "stoppa" magistralmente antichi fantasmi di solitudine lituana (eredità congenita di Zmud, il paese dove è nato il 6 giugno del 1954) e vince la sua partita più bella. Quella che lo ha finalmente visto scendere in campo con la maglia del Verona nell'amichevole con lo Zagabria.

 

L 'INTERVISTA. Gli occhi profondi e incavati in un volto da asceta e una lingua cosi difficile e diversa dalla nostra lo fanno apparire lontanissimo. Wladislaw Zmuda (altissimo quasi come un giocatore di basket) si accomoda al bar di fronte al Bentegodi dove ha appena finito d'allenarsi e finalmente sorride. Con lui l'inseparabile Wacek Palik, l'interprete polacco che lo accompagna ovunque, come un'ombra e che stempera le difficoltà dell'italiano. Ma la nostra lingua è davvero così difficile da imparare?

"Non molto, soprattutto stando a contatto costante con persone italiane. Comunque andrò anche a scuola, specialmente ora che sono più tranquillo".

- Cos'altro ti prefiggi di fare, oltre ad imparare l'italiano?

"Vorrei dedicarmi di più a mia moglie, alla casa e alla pesca, il mio hobby preferito".

- Quali definiresti le tue caratteristiche?

"La tenacia e la volontà".

- Cosa ti rattrista maggiormente?

"Innanzitutto gli incidenti e le contusioni in genere. Poi dover rimanere fermo per lungo tempo, non essere impegnato professionalmente e poi di lavorare il doppio per recuperare".

- In che cosa è cambiata la tua vita da quando sei in Italia?

"Ho dovuto affrontare un paese nuovo, con ambienti, persone e una lingua sconosciuta. Devo ammettere, comunque, che l'atmosfera è stata ottima fin dall'inizio, per cui non ho avuto traumi eccessivi".

- Cosa intendi per atmosfera?

"Quel contorno fatto di volti amici, sorrisi, serenità. Sai i polacchi sono molto introversi e danno grande importanza ai valori umani".

- Ora che sei finalmente guarito, puoi fare un bilancio obiettivo: sei soddisfatto dell'Italia?

"Molto, e ringrazio perciò Caliendo, il mio manager, per avermi suggerito di accettare le offerte

fattemi da Bagnoli in Spagna durante il mondiale e avermi convinto a trasferirmi a Verona".

- Fra tre anni scadrà il tuo contratto: e dopo?

"Credo che tornerò in Polonia".

- Questione di nostalgia?

"Un po', certamente. In Polonia ho i miei genitori, le mie radici. Comunque non ci separa una grande distanza, e fortunatamente ci si può parlare spesso al telefono. Dopo Natale tornerò in Italia con il mio cane, un bassotto".

- Sei religioso?

"Sì, sono cattolico come la maggior parte dei polacchi e dei lituani in particolare".

- Ti interessa la politica?

"Abbastanza, perché mi sembra importante sapere cosa accade nel mondo. Però, non sono un fanatico".

- Cosa pensi della situazione politica polacca?

"Vedi, ci sono numerosi problemi, diversi da paese a paese. È difficile quindi, per voi capire la Polonia. L'essenziale, comunque, è di cercare di risolvere ogni questione senza esasperarla ulteriormente".

- Leggi i giornali italiani?

"Volentieri. Specialmente per imparare la lingua acquisto quelli sportivi perché li trovo più facili di lettura. Compro La Gazzetta dello Sport, Repubblica e anche il Guerin Sportivo".

- Leggi anche libri? Quali autori preferisci?

"Diciamo che quando sono triste leggo qualcosa di allegro, come le commedie, per tirarmi su. Di autori italiani conosco Dante Alighieri, Pirandello e Moravia. Fatico a leggerli ma mi piacciono".

- Segui i programmi televisivi? Ti piace la televisione italiana?

"Mi sembra bella: c'è una gran varietà di programmi, molti più che in Polonia, e quindi si può scegliere, e soprattutto di domenica le trasmissioni di sport sono interessantissime, e durano a lungo!"

 

L'ALTRO ZMUDA. Zmuda stempera la sua malinconia nella voglia di parlare come se questa sua necessità fosse un atto liberatorio. Ed ecco l’altra faccia di un giocatore famoso che finora della sua avventura italiana, ha vissuto soltanto il malinconico aspetto di un lungo incidente in cui si è intristito come in un calvario. E la molla è la musica.

"In quel brutto momento quando ero triste fino al punto di non sentirmi più un calciatore, la musica ha avuto una importante funzione terapeutica, Mi piace in generale, senza fare graduatorie di merito: da quella pop alla classica, dalla disco alle canzoni italiane".

- Si dice che specialmente tra i complessi giri molta droga e questo aspetto sembra essere diventato una norma nell'ambiente dello spettacolo. Tu sei favorevole o contrario alle droghe leggere, quelle cioè che molti vorrebbero legalizzate?

"lo credo che drogarsi sia unicamente una specie di suicidio volontario e questo mi riesce incomprensibile".

- Non hai mai pensato o desiderato di drogarti?

"Mai, nonostante avessi alti e bassi e crisi come tutti. Spesso la stanchezza fisica si ripercuote in maniera acuta rendendomi nervoso, ma si tratta di momenti passeggeri e invece degli psicofarmaci preferisco parlare con mia moglie o con un amico".

- Che lavoro avresti fatto se non fosse esistito il calcio?

"Niente che mi costringa in un ufficio. Vedi, io sono un nomade e quindi ho bisogno di muovermi, di girare, di non avere orari troppo regolari".

- Ti piace viaggiare?

"Mi mancano soltanto l'Australia e il Giappone e poi ho visto tutto. Ma appena posso, concluderò il mio giro del mondo".

- Quali sono i paesi che preferisci?

"Ognuno ha qualcosa di specifico. Personalmente preferisco quelli meridionali; diciamo l'Italia, la Grecia e la Spagna e non solo per la storia che raccontano attraverso i monumenti, ma soprattutto per il carattere della gente, così aperto e allegro".

- Gradisci la cucina tipica?

"Sì perché sono piuttosto goloso e sono tentato dalla grande varietà dei vostri piatti. Per fare un esempio tra i tanti, ho trovato ottimi i tortellini e gli spaghetti".

- Hai paura d'invecchiare?

"No, perché non mi sento vecchio e non ho paura della morte".

- Quali sono i tuoi più immediati traguardi futuri?

"Voglio giocare cento partite in nazionale (sono già a quota 80) e partecipare nell'86 al mio quarto mondiale".

- Cosa sogni?

"Dipende dal periodo che sto vivendo: quando sono molto stanco sogno sicuramente delle stupende vacanze su spiagge assolate."

- Sei un tipo romantico ?

"Dipende dalla compagnia di chi mi sta vicino. "

- Amore eterno, fedeltà, amicizia: credi a tutto questo?

"Certamente, come tutti gli introversi che cercano di dare sostanza alle loro convinzioni intime".

- In altre parole, nessuna follia...

"Dipende: mi piacciono le feste e la birra, ma per il resto, preferisco restare anonimo".