Dal "Guerin Sportivo" del 23 – 29 marzo 1983

IL PERSONAGGIO / DOMENICO VOLPATI

 

Sta per laurearsi in medicina il mediano del Verona che ha conosciuto il suo rilancio alla soglia dei trentadue anni. Ecco l’autoritratto di un giocatore singolare, affermatosi tardivamente, impegnato e nemico del matrimonio.

 

UNA CURA DI CALCIO

di Gianfranco Civolani

 VERONA. Dott. Volpati…

"No, basta con queste prese… e poi io non sono dottore… e poi con ‘sta storia mi sono giocato una fetta di carriera, altro che".

- Ma insomma sei dottore o no?

"Non ancora, mi ancora sette esami, diciamo che sarò dottore fra due o tre anni, più o meno".

- Dicevi di quella fetta di carriera…

"Vero. Mio fratello giocava nel Novara e studiava, hai presente quel Novara con Udovic e Volpati? Era mio fratello che poi ha lasciato perdere il pallone per fare l’ingegnere. E mia sorella fa l’insegnante Isef a Milano e mio padre faceva l’impiegato e in famiglia si poteva giocare a calcio purchè fosse una cosina così, una cosina per divertimento in attesa di prendere la laurea".

- Devo chiederti come hai cominciato…

"Ho cominciato tardi, avevo diciassette anni compiuti e ho cominciato nel Borgomanero e la dritta me l’ha data il professore di italiano del liceo che frequentavo e chiaramente mi piaceva il pallone, ma figurati con quel tipo di famiglia così borghese e rigorosa".

- E invece?

"E invece ho fatto per anni il calciatore a metà tempo, il tipico calciatore studente e scrivi in questo senso Solbiatese, ma poi scrivi Reggiana e sottolinea il periodo di Reggio perché, a ventiquattro anni esatti, presi la decisione storica, ma si, mi misi in testa di provarci sul serio e da quel giorno girai il mondo e prendi nota: Como, Monza, Torino, Brescia e Verona. Fanno sette società, mica poche".

- E quali allenatori?

"Un esercito e ti cito i più importanti: Bagnoli, Radice, Rabitti, Magni, Di Bella e Giorgi. E mettici anche Molina perché io avevo vent’anni e il mio allenatore era lui".

- E fra questi chi ricordi con più affetto?

"Bruttissima domanda, ma vediamo un po’: Rabitti, Magni e naturalmente Bagnoli. E pure Radice, ma ho avuto il rammarico di aver avuto Radice solo per un anno e mezzo e insomma di non aver potuto approfondire con lui certi rapporti".

- Torniamo indietro: pentito di aver studiato tanto?

"Prima cosa: non è che ho studiato tanto, è che ho studiato troppo a lungo e tieni presente che non ho ancora finito. Del resto non avevo scelta. Mia madre non mi ha mai voluto veder giocare e mio padre mai negli ultimi sette anni si è scomodato una volta per dare un'occhiata a suo figlio In mutande... "

- Ti piacciono i soldi del calcio?

"Ma certo, chi è che da una pedata al denaro? Però io ho guadagnato qualche lira da Torino in poi e prima guadagnavo niente".

- E quelle lire dove le hai investite?

"Qualcosa in banca, un appartamento, una zolla di terra a casa mia"

- La famiglia: tu sei senza famiglia...

"Nel senso che non mi sono sposato".

- Già, come mai?

"Qualche fanciulla ce l'ho avuta, ma evidentemente ho sempre ritenuto che il calcio e lo studio fossero assai più importanti di una donna in casa. E anche adesso sono libero e ti giuro che non ho problemi. Se poi un giorno mi sposo te lo racconto".

La figurina di Volpati dell'album Panini 1982-83

 

- Com'è il tuo rapporto con il calcio?

"Chiaramente un rapporto di amore, ma con il cosiddetto contesto mi sono identificato un po' tardi e ti ho spiegato i motivi. lo sono stato tardivo in tutto, io a vent'anni ero magro come un sedano, io sono diventato qualcuno solo vicino ai trent'anni e magari tardivamente mi sono sufficientemente integrato nel pianeta calcio. Detto fra parentesi: non mi piacciono certe speciali situazioni ambientali che nel calcio si creano, mi fanno rizzare i capelli i ritiri obbligati e adesso seguo con interesse i problemi della nostra Associazione e mi fa piacere sentire ogni tanto la voce di Campana".

- Cosa ti è mancato per essere un campione?

"La convinzione fin dall'inizio e poi un ruolo fisso. Adesso mi sento realizzato come laterale di spinta, ma per tanti anni ho fatto di tutto, lo stopper e il difensore di fascia, e mi arrangiavo, mi arrangiavo... "

- E l'uomo Volpati chi è?

"Un ragazzo ancora profondamente radicato nella sua Novara, un ragazzo che in tante città ha buoni amici, ma un ragazzo che il lunedì torna sempre a casa sua e sai cosa faccio a casa mia? Grandi magnate con gli amici, grandi chiacchierate al solito bar, insomma sono uno di Novara che si guadagna il pane un po' fuori e che fra poco tornerà nella sua Novara e ci starà sempre".

- E in politica da che parte stai?

"Mi ritengo un democratico progressista, area di centro-sinistra".

- Domenico Volpati a quarant'anni: proviamo a vedere insieme.

"Spero di restare un altro anno a Verona e poi forse tiro una riga e continuo a giocare in seconda categoria per puro divertimento. E intanto mi laureo e poi mi specializzo in medicina dello sport, settore traumatologia. E a quarant'anni spero di essere nel calcio come medico sportivo, mi sembra un'esigenza anche logica".

- E una moglie?

"Non ho nemmeno trentadue anni, sono ancora un bambino".

LA SCHEDA

Domenico Volpati nasce a Novara il 19 agosto 1951. Gioca nel Borgomanero, nella Solbiatese, nella Reggiana, nel Corno, nel Monza, nel Torino, nel Brescia e nel Verona. 182 presenze in serie B e 7 gol. Nella massima serie 73 gettoni a 4 gol. L'esordio in serie A nel 1979 (a ventotto anni compiuti). Domenico Volpati sta per laurearsi in medicina. Non è sposato.